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Grazie all’introduzione in pratica clinica dei farmaci antifibrotici nintedanib e pirfenidone, oggi è possibile frenare la progressione dell’IPF, offrendo ai pazienti un miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza.
Cosa c'è di nuovo?
Negli ultimi anni sono stati sviluppati farmaci (in particolare, nintedanib e pirfenidone) che possono migliorarne il decorso e renderlo un po’ meno gravoso. Questi farmaci hanno maggiore efficacia se iniziano a essere assunti in fase iniziale e nell’ambito della gestione di un team di specialisti.
L’ossigenoterapia, fornendo ai polmoni ossigeno concentrato, riesce a compensare in parte il deficit respiratorio associato con l’IPF, riducendo la dispnea e migliorando la capacità d’esercizio, il benessere generale dell’organismo e la qualità di vita dei pazienti.
I pazienti con IPF possono trarre giovamento da programmi di riabilitazione respiratoria e, più in generale, dalla pratica regolare di attività fisica, anche contrastando la naturale tendenza alla sedentarietà promossa dalla malattia.
Attualmente, il trapianto di polmone è l’unica terapia realmente in grado di eliminare la fibrosi polmonare idiopatica. Per valutare se è possibile avvalersi di questa soluzione e conoscerne i rischi e le implicazioni successive è bene parlare in modo approfondito con il medico del Centro di riferimento per la cura della fibrosi polmonare idiopatica.
Dubbi o domande?
I nostri esperti rispondo alle domande più comuni che possono sorgere a chi vive con la fibrosi polmonare idiopatica.
Consulta le loro risposte e se hai ancora dubbi scrivici pure! Le risposte saranno pubblicate e utili per tutti.
Biopsia polmonare
Consiste nel prelevare e nell’analizzare in laboratorio un piccolo campione di tessuto polmonare, proveniente da un individuo con sospetta malattia grave ai polmoni. Esistono 3 modalità differenti di prelievo: la biopsia broncoscopica, l’agobiopsia polmonare e la biopsia polmonare “a cielo aperto”.